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Report - Accounts - Rapports d'activité - Memoria de activitades - Annual Report

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Damien Hirst Lysergic Acid Diethylamide, 2000

Tutti i più grandi musei del mondo pubblicano annualmente un documento con il quale descrivono la propria attività.

- La Tate Modern pubblica il Tate Report e il Tate Accounts
- Il British Museum pubblica l’Annual reviews e l'Annual reports and accounts
- Il Louvre pubblica i Rapports d'activité
- Il Prado pubblica la Memoria de activitades
- Il Met
pubblica l’Annual Report.

Nel rapporto è possibile trovare notizie sull’attività e sulla gestione del museo.

Il lettore è informato sulle spese di gestione, sugli investimenti, sulle spese per il personale, sulle sponsorizzazioni, sul numero dei visitatori, sulla didattica, sui laboratori, sulle audio-guide noleggiate, sulle vendite del bookshop, sulle pubblicazioni, sulle mostre future, ecc.

E’ un documento, a mio avviso, ad alto valore democratico che comunica a tutti i cittadini in che modo il museo funziona e offre i suoi servizi. In tutti i casi è pubblicato sul sito internet.

In Italia di un documento del genere non se ne vede nemmeno l’ombra, salvo rare eccezioni, come nel caso dei Musei di Pesaro.

Nessun museo comunica la sua attività.

Il solo strumento per informarsi sui risultati (economici) di un museo sono le tabelle pubblicate dal Sistan/MiBAC, con un ritardo di circa due anni. Comunque queste restano uno strumento freddo e di non facile comprensione.

In Italia i musei non comunicano chiaramente il risultato della loro attività e tanto meno della loro funzione sociale.

Qualcuno potrà obiettare sostenendo che i musei italiani:

- Non hanno le risorse e le competenze adatte.
- Non hanno autonomia giuridica e le proprie entrate e uscite confluiscono in larga parte nel bilancio del MiBAC.

Tutto questo è vero, ma non bisogna scordarsi che ormai da più di dieci anni il privato è presente nei grandi musei italiani e gestisce la biglietteria, la didattica, organizza mostre, ecc.

Potrebbero essere proprio i concessionari di servizi aggiuntivi, (capofila ATI) in collaborazione con le soprintendenze, a produrre un documento di gestione o un bilancio di missione, sul modello dei grandi musei internazionali.

Sarebbe davvero un passo in avanti verso quell’accountability da molti ricercata, ma da pochi effettivamente voluta.

In attesa dell’attuazione delle riforme del Codice che dovrebbero dare più autonomia ai musei e metterli in condizione di informare sulla propria attività di gestione, i concessionari potrebbero offrire un valido contributo.



Forme di Gestione

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The Box in a Valise or From or by Marcel Duchamp or Rrose Selavy - Original version? 1935-41


Dopo un biennio di “rodaggio”, il legislatore ha deciso di emanare delle norme che correggono ed integrano il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Le modifiche apportate agli articoli 112 e 115 conducono verso un maggiore coinvolgimento o apertura dei privati nella gestione del nostro patrimonio culturale.

Nella prima versione del Codice l’attività di valorizzazione, a cui era riconducibile la gestione, avveniva secondo le seguenti modalità:

1) diretta;

2) indiretta tramite affidamento;

3) indiretta tramite concessione a terzi a seguito di preliminare valutazione comparativa e successiva selezione per procedura ad evidenza pubblica.

Nella bozza approvata dal Consiglio dei Ministri (16/12/05), se ne prevedono due :

1) diretta: tramite strutture interne all'amministrazione o tramite i "nuovi soggetti giuridici", definiti in base agli accordi dell'art. 112, comma 4bis (la costituzione di appositi soggetti giuridici pubblici o privati cui affidare le attività e i processi di valorizzazione).

2) indiretta: tramite concessione a terzi individuati in base a procedure di evidenza pubblica,

Nelle nuove norme viene, di fatto, indebolita la gestione diretta (pubblica) e rafforzata la gestione indiretta, (misto pubblico-privata o solo privata), facendo prevalere in questo senso la sussidiarietà orizzontale rispetto a quella verticale,

È una via obbligata? Sembra di si perché di fatto le soprintendenze, nello stato in cui si trovano, sembrano essere più adatte ad una funzione di controllo e di coordinamento più che ad una gestione diretta del museo.

In suo recente intervento, il soprintendente Bottini ha illustrato in maniera lucida la situazione in cui versano le amministrazioni periferiche del MiBAC.

I problemi sono:

- La mancanza di risorse economiche.

- L’inesistenza del turn-over del personale.

- L’arcaica organizzazione del personale e della gestione dei rapporti sindacali.

- L’impossibilità di assumere stabilmente precari qualificati.

Il modello di gestione disegnato dal Codice sembra essere un percorso obbligato a meno che non ci sia un cambiamento di rotta nelle politica culturale dello Stato.

Per (ri)affermare il ruolo del soggetto pubblico nella valorizzazione e nella gestione del nostro patrimonio culturale bisognerebbe:

- Aumentare la spesa in cultura, almeno dallo 0,37% all’1% o al 3,5% come in Francia, Spagna o Portogallo.

- Dividere nettamente le spese in conto capitale da quelle correnti, al fine di programmare meglio gli investimenti.

- Investire in infrastrutture.

- Cominciare ad assumere più personale che abbia le competenze classiche (archeologi, architetti, chimici, ecc.) e quelle nuove (responsabile per lo sviluppo, del sito web, ufficio stampa e pubbliche relazioni, ecc), seguendo le linee dettate dalla Carta Nazionale delle Professioni Museali.


Salvatore Settis, il prossimo Ministro per i Beni e le Attività Culturali

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Se il centro sinistra vincesse le prossime elezioni, Salvatore Settis potrebbe ricoprire la carica di Ministro per i Beni e le Attività Culturali.
Questa è l’indiscrezione raccolta negli ultimi giorni da fonti ben informate.

Se la notizia venisse confermata, sarebbe davvero una scelta felice perché Settis è uno degli studiosi più autorevoli e più impegnati nella difesa del nostro patrimonio culturale.

Autore di “Italia S.p.A. L'assalto al patrimonio culturale”, un vero libro “cult” sulla tutela ( e non solo) dei nostri beni culturali e di numerosi articoli sui maggiori quotidiani nazionali, Settis per la
sua competenza e la sua esperienza professionale sarebbe in grado di assicurare una guida efficace al nostro MiBAC.

La sua visione strategica, espressa in tantissimi interventi pubblici, può essere così riassunta:

- "La tutela è e deve essere un grande tema civile".
- "Il valore culturale del bene viene prima di qualsiasi interesse economico".
- "La tutela, la gestione e la valorizzazione del nostro patrimonio sono un processo unico, un continuum non segmentabile".



Profilo

  • Nome: Blogger Culturale
  • Stato: Italia
  • Ho visitato il mio primo sito culturale all'età di 8 anni insieme ai miei genitori. Era il Colosseo e ne rimasi affascinato. Da allora non ho mai smesso di visitare monumenti. Ad un certo punto della mia vita ho deciso di trasformare questa mia passione in un lavoro. Mi sono iscritto ad un corso di laurea in management dei beni culturali laureandomi con il massimo dei voti. Da più di un anno lavoro nel settore culturale collezionando successi e delusioni. Essendo a contatto con diversi operatori mi sono fatto un'idea precisa. La gestione dei beni culturali, salvo pochi casi, versa in una condizione disastrosa. La mancanza di risorse, gli sprechi assurdi, le carenze organizzative e la presenza di persone incompetenti fanno si che il nostro patrimonio sia spesso mal gestito e sfruttato. In questo blog vorrei parlare liberamente di tutte le cose che non condivido e che avrei voglia di cambiare. Spero un giorno di poter essere un buon amministratore e di contribuire alla valorizzazione del nostro patrimonio o, per dirla alla maniera di P. Daverio, della nostra eredità culturale.
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